Riuscire a co-creare implica uno sforzo: il continuo esercizio dell’Ascolto come movimento dinamico che dalla dimensione del download (confermo le mie abitudini) passa a quella dei fatti (mi fermo ad osservare ciò che accade senza emettere giudizio), poi si incammina verso l’empatia (provo a calarmi in un altro punto di vista) e infine genera il futuro emergente (tiro fuori un’opinione nuova, un’idea che prima non avevo considerato). Per conoscere nel dettaglio questo movimento puoi leggere il mio articolo su come passare dal problema all’opportunità.
Oggi facciamo tesoro di questa scoperta e proviamo ad applicarla nella co-creazione dei nostri campi sociali. Quando parliamo di campo sociale ci riferiamo a quel sistema di azioni che consentono ad un gruppo di cambiare nel tempo. I campi sociali descrivono il sistema sociale che collettivamente mettiamo in azione come team, come gruppi, come organizzazioni o comunità. Ogni campo sociale ha delle qualità, che corrispondono ai 4 livelli di ascolto visti in precedenza.
Per poter capire come questi campi sociali lavorano, Otto Scharmer, fondatore della Teoria U, il metodo che stiamo utilizzando in questo percorso, individua 4 momenti che si verificano nei campi sociali:
Ogni azione sociale emerge da questi 4 momenti. La bravura di un team brillante sta nel muoversi attraverso tutti e 4 i livelli in base alla situazione. Vediamo prima di tutto come sono strutturate le 4 fasi che facciamo in ogni campo sociale.
Prestare attenzione non è un’operazione scontata, ma anche stavolta richiede esercizio costante. Cosa accade in un team che presta attenzione? Si verificano 4 livelli di attenzione.
Dopo aver prestato attenzione passiamo alla conversazione, che avviene anche in questo caso secondo alcuni schemi, suddivisi in 4 livelli.
“Come va?”- “Bene”
Riproduci frasi esistenti, senza preoccuparti della coerenza di ciò che stai dicendo con il tuo reale stato interiore
“Come va?”-”Malissimo”
Dici ciò che pensi, ma nel farlo utilizzi lo schema della differenza. Mentre nel primo caso ti stai conformando alla risposta standard, nel secondo stai facendo di tutto per uscire dalla consuetudine e dire qualcosa di diverso. In questo contesto “dibattiamo”, ovvero “combattiamo, mettiamo al tappeto”. Usiamo gli argomenti a nostra disposizione per superare o sconfiggere l’opinione degli altri. A volte questo tipo di schema serve, ma per evitare che diventi ostativo, è bene dividere il gruppo in microgruppi in cui ciascuno si senta libero di esprimere la sua opinione su un certo argomento, ma si possa ancora approdare al livello 3.
“Come stai?” “Non so. E tu?”
“Neanche io lo so. Sento qualcosa che non va”
“Davvero? Racconta. Che succede?”
Logos, parola e dia, significato. Letteralmente “significato che transita”. Dialogo e dibattito non sono la stessa cosa. Adesso non siamo più concentrati sul controbattere rispetto all’opinione degli altri, ma prestiamo attenzione alla visione dell’altro con curiosità.
Da questo momento in poi si apre il nuovo, si passa alla fase generativa. Per approdare a questo livello nel lavoro di gruppo spesso si usa una pausa di riflessione. Uno spazio del non fare nulla, dove si interviene poco e si è presenti. Il tempo rallenta, lo spazio si amplia, la conversazione si apre ad un flusso sereno. Le idee emergono collettivamente, ovvero ogni idea che emerge si costruisce appoggiandosi sulle altre. Questo tipo di movimento può cambiare radicalmente la vita delle persone e del gruppo.
Dopo aver conversato, dobbiamo organizzarci. E anche nel campo dell’organizzazione ci sono diversi livelli: organizzazioni centralizzate, decentralizzate, a rete ed ecosistemiche. Nessuna è sbagliata ma è necessario avere degli strumenti che permettano il cambiamento da un livello all’altro in base alle necessità.
In questo caso il potere decisionale si trova al vertice della piramide. Questo sistema può andar bene per organizzazioni piccole e in fase embrionale, ma quando si comincia a crescere bisogna decentralizzare
In questo caso abbiamo una struttura differenziata per funzioni, divisioni e zone geografiche. Ogni unità ha una indipendenza imprenditoriale e l’accento si pone sulla meritocrazia. Il problema è che in questo caso nessuno si occupa dell’interdipendenza fra le parti ed è necessario passare alla struttura 3.
Il potere in questo caso emerge dalle relazioni con multipli stakeholder. Ma il rischio di far prevalere particolari interessi di un gruppo aumentano.
Ogni micro gruppo opera consapevole che c’è un proposito comune a tutti gli altri che va perseguito e un’interdipendenza istituzionale.
Una volta avviata l’organizzazione dobbiamo imparare a coordinarla e governarla. La governance è valida a livello di micro-ecosistema ma anche a livello di macro-ecosistemi, come quelli di una nazione. I cambiamenti radicali accadono quando l’elite di una società non riesce più a rispondere creativamente alle principali sfide sociali e di conseguenza le vecchie formazioni sociali vengono sostituite dalle nuove. Anche in questo caso abbiamo 4 livelli.
È facile immaginare che in questo caso c’è un forte attore centrale che detiene il potere decisionale dell’insieme. Questo accade ad esempio nei regimi totalitari.
Il primo livello limita la libertà individuale e ciò comporta che prima o poi questa voglia emergere. Ci si apre ai mercati e ad un settore imprenditoriale dinamico. È quello che, ad esempio è accaduto con la creazione del welfare imprenditoriale del 1919, che promuoveva un livello di benessere dei dipendenti in base a un logica restitutoria per aumentare la produttività dell’impresa e migliorare la capacità competitiva.
Questo sistema può però generare esternalità negative, ovvero degenerazioni della libertà individuale. Per tale ragione vengono introdotte le forme di tutela, come il diritto al lavoro, la previdenza sociale, la salvaguardia ambientale, ovvero degli agenti limitanti. Con l’evolversi della società, i suoi settori si differenziano: nasce il settore pubblico, poi quello privato e infine quello civico non governativo.
Ogni settore ha il suo sistema istituzionale, ma non è detto che i sistemi siano interdipendenti e siano in grado sinergicamente di confrontarsi rispetto alle sfide globali del tempo. Abbiamo visto questo livello quando si è passati dal welfare imprenditoriale al welfare of State, ovvero quando gli stati si sono preoccupati di generare un sistema di redistribuzione della ricchezza in base ai bisogni sociali emergenti. Nel 1942 si inaugura questo tipo di welfare universalistico, tipico dell’Europa, che genera reti complesse ma non connesse tra loro e quindi incapaci di reagire alle sfide del tempo.
Qui il naturale interesse dei vari attori si estende ad una consapevolezza dell’ecosistema complessivo. Qui ogni decisione crea beneficio per l’intero sistema e non solo per una parte. È proprio grazie a questa consapevolezza che oggi si parla di welfare comunitario, in cui il gap tra l’incapacità degli Stati di rispondere ai bisogni sempre più dinamici delle comunità locali ha iniziato ad essere colmato dall’impresa sociale, ovvero quel tipo di impresa che produce azioni a forte responsabilità sociale e in grado di rispondere più velocemente e con meccanismi di cocreazione alle esigenze delle comunità locali.
Questo tipo di welfare si basa non sulla redistribuzione delle risorse, ma sulla sussidiarietà circolare, ovvero sulla cooperazione di tutti i soggetti alla co-produzione dei servizi di cui hanno bisogno.
Dobbiamo invertire il processo. Quando lavoriamo secondo gli schemi detti verifichiamo più fenomeni:
In questo approccio ci rendiamo conto che ciascuno di noi è parte di un ecosistema più grande e, dunque la nostra responsabilità non si limita al coordinamento della vita quotidiana ristretta, ma le nostre azioni e i nostri pensieri contribuiscono a modificare e cambiare il tutto.
Anche per oggi abbiamo acquisito qualche strumento in più per imparare a progettare insieme con nuovi approcci e senza cadere in schemi di ragionamento ormai obsoleti. Per continuare a seguire il percorso di CoCreating che stiamo facendo insieme iscrivi alla newsletter e continua a cocreare con me!
Per rimanere sempre aggiornato sui nostri servizi, e finanziamenti pubblici, iscriviti alla nostra newsletter